In sintesi
- 📺 Il giovane Montalbano
- 🕰️ Rai Premium, ore 21:25
- 📖 La puntata “Un’albicocca” racconta l’addio di Salvo Montalbano alla giovinezza, intrecciando un’indagine di Vigàta con la memoria collettiva della strage di Capaci, tra letteratura, storia e crescita personale, offrendo un tributo alla Sicilia e alla giustizia.
Il giovane Montalbano, Andrea Camilleri, Michele Riondino, Strage di Capaci, Rai Premium: stasera la TV mette sul piatto un mix irresistibile di letteratura, storia e grande fiction italiana. Alle 21:25 su Rai Premium torna “Il giovane Montalbano” con la chiusura della seconda stagione, episodio “Un’albicocca”: una puntata che fa da ponte tra la Sicilia dell’immaginazione di Camilleri e la realtà drammatica dell’Italia degli anni Novanta.
Il giovane Montalbano: “Un’albicocca” e la Storia della Sicilia tra Letteratura e Strage di Capaci
Qui non si parla solo di un episodio tra giallo e nostalgia. “Un’albicocca” è l’addio di Salvo Montalbano alla sua giovinezza e, in qualche modo, alla stessa spensieratezza di un’Italia che sta per cambiare volto sotto il peso degli eventi. Michele Riondino, in stato di grazia, accompagna il personaggio verso l’età adulta, stretto tra le ultime indagini di Vigàta e l’amore quasi malinconico per Livia (Sarah Felberbaum), che lo aspetta a Genova.
L’inizio dell’episodio vede un Montalbano già in bilico: sta per lasciare la Sicilia, ma un caso di apparente morte accidentale lo trattiene ancora. E proprio quando pensa di aver chiuso col passato, la storia irrompe nella fiction e spezza ogni certezza: è il 23 maggio 1992, arriva la notizia del massacro di Capaci. La sala del commissariato si trasforma in una muta platea stravolta davanti al televisore. È un momento di tv potentissimo, dove la finzione si inchina alla memoria collettiva. Il giovane e irrequieto Salvo di Riondino è costretto a capire che il coraggio e il senso dello Stato non sono mai solo affari personali.
Cast e Regia: la forza di Andrea Camilleri tra Sarah Felberbaum e lo spirito della Sicilia
Il bello de Il giovane Montalbano è anche la sua squadra. Oltre al protagonista Riondino – capace di non essere un giovane Zingaretti, ma una vera versione “origin story” del commissario – la serie brilla per un gruppo di interpreti tra i più amati della TV contemporanea:
- Sarah Felberbaum regala una Livia intensa e moderna;
- Andrea Tidona è perfetto nei panni del mentore Carmine Fazio;
- Alessio Vassallo convince come il vice Mimì Augello, sempre in bilico tra ironia e professionalità.
La regia di Gianluca Maria Tavarelli imprime un taglio di cinema d’autore alla Serie: si respira tutta l’aria barocca della Sicilia iblea (le location, da Ragusa a Scicli, sono ormai meta di turismo “nerd” dei fan di Camilleri) e ogni gesto, ogni espressione sembra studiato per restituire fedeltà ai romanzi e autenticità alle emozioni.
Tra certezza e rischio: un emozionante atto finale
Non è semplice confrontarsi con un mito come Montalbano e con l’eredità pesante lasciata da Luca Zingaretti. Eppure il coraggio di Michele Riondino e della troupe paga: “Il giovane Montalbano” ha raccolto pubblico e critica, conquistando ascolti record (i picchi sfioravano i 6 milioni) e recensioni che ne lodano l’alchimia perfetta tra fedeltà a Camilleri e capacità di commuovere sulle grandi questioni civili. Il giudizio delle piattaforme (tra 7 e 8 su 10) testimonia un affetto reale e duraturo, molto più che la solita “operazione prequel”.
La scelta di intrecciare la fiction a quella che è forse la più lacerante pagina della storia recente italiana – la strage di Capaci – è un colpo di genio e di coraggio: un invito, tra le righe, a non scordare che i gialli di Camilleri sono sempre stati, prim’ancora che detective story, un canto civile.
Nel backstage, si narra che alcune scene siano state volutamente rallentate o girate dopo lunghe pause di raccoglimento per onorare meglio la memoria del giudice Falcone – dettaglio che dà il senso della dedizione totale del cast e della produzione.
Se stasera vi aspettate la solita serata all’insegna della routine, sappiate che “Un’albicocca” scompiglia i classici equilibri della TV d’intrattenimento. È un episodio che resta addosso: un addio, una promessa, un tributo a chi ha scelto la giustizia nonostante tutto. Forse, la miglior chiusura che la genesi di Montalbano potesse regalarci.
L’eredità di Il giovane Montalbano: impatto culturale e memoria collettiva
L’impatto culturale della saga camilleriana e di questo prequel in particolare è fuori discussione: ha restituito dignità e complessità all’immagine della Sicilia, ha rilanciato la serialità letteraria italiana e ha imposto nuovi standard al racconto noir. Ma soprattutto, con “Un’albicocca”, Il giovane Montalbano si è fatto carico di una memoria non solo individuale ma collettiva, lasciando un segno tangibile su almeno due generazioni di spettatori.
Se amate i grandi personaggi, le storie che non si dimenticano e la TV che non ha paura di sporcarsi le mani coi sentimenti veri, allora questa è la scelta giusta per la vostra serata. Preparate popcorn (o arancine), abbassate le luci e lasciatevi portare a Vigàta: il commiato di Salvo è un passaggio di testimone che sa di nostalgia, coraggio e verità.
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